N° 104

 

FIGLI D’IRLANDA

 

 

1.

 

 

Il suo nome ufficiale è Clinton, ma Hell’s Kitchen è il nome con cui è più conosciuto questo quartiere di Manhattan, retaggio dei tempi in cui era un quartiere degradato abitato perlopiù da immigrati irlandesi e poi dai loro discendenti.

Povertà e violenza erano di casa poi, poco a poco, le cose sono cambiate anche se non quanto ci piacerebbe credere.

Un terrorista dell’IRA[1] è fuggito qui e vuole diventare il Re di Hell’s Kitchen a costo di riempirla di cadaveri.

Il mio vecchio amico Devil ha deciso di fermarlo a qualunque costo e nella sua crociata ha trovato insoliti e difficili alleati.

Mi chiamo Ben Urich, sono un giornalista ed ho una storia da raccontare.

 

            Diario di Lynn Michaels. Annotazione n. 752 (continua). Mi sedetti sul banco dei testimoni aggiustandomi pudicamente la gonna poi guardai negli occhi la donna seduta davanti a me.

                Jeri Hogarth era la socia più giovane dello Studio Legale Sharpe, Byrnes & Hogarth. Era una donna alta, elegante, capelli neri tagliati a caschetto, lesbica dichiarata, ma questo non aveva importanza per me. La sola cosa importante era che grazie a lei avrei potuto evitare l’ospedale psichiatrico dopo essere stata assolta dai miei presunti crimini come Punitrice perché incapace di intendere e di volere ma pericolosa.

                Era tutta una buffonata ovviamente: io sono e sono sempre stato perfettamente sana di mente e se sono pericolosa per qualcuno, non sono gli onesti cittadini ma i criminali ma non era quello che avrei detto al giudice.

-Buongiorno, Agente Michaels.- esordì Jeri.

-Non sono più una poliziotta.- replicai -Mi sono dimessa anni fa.-

-Posso chiederle perché?-

                Feci una pausa ad effetto e poi proseguii:

-Frustrazione. C’era un serial killer che aveva ucciso parecchi bambini. Lo avevo arrestato ma poi tornò libero a causa di… questioni tecniche. Non riuscii a sopportarlo e mollai… voglio dire: mi dimisi.-

-Che ne è stato di quel serial killer?-

-Fu… ucciso da un cecchino.-

-E lei sa chi l’ha ucciso?-

                Abbassai lo sguardo e mormorai:

-Fui… fui io, Avevo perso la testa. Non riuscivo a tollerare che tornasse in libertà.-

-E cosa pensa adesso di quel suo gesto?-

-Ho sbagliato.  Avrei potuto trovare un modo per incastrarlo legalmente… avrei dovuto ma avevo perso la testa. Adesso l’ho capito.-

-Lo rifarebbe?-

                Senza esitazione. È quello che pensavo ma non quello che dissi:

-Mio Dio, no! Nessuno ha il diritto di prendere la giustizia nelle sue mani.-

                Ero stata convincente? Lo avrei saputo presto.

 

                Natasha e Candace escono dal terminal dei voli dalla Florida e trovano ad aspettarle me ed il mio vecchio amico Franklin “Foggy” Nelson, il fratello maggiore di Candace.

-Matt!- mi saluta Tasha.

            La sento venirmi incontro e mi lascio abbracciare. C’è chi pensa che Natasha Romanoff, la leggendaria Vedova Nera, sia una donna fredda e priva di sentimenti. Si sbagliano.

            Ci baciamo finché non sentiamo Foggy tossicchiare imbarazzato.

-Ehm… se avete finito, potremmo andare.-

-Non essere così… inibito, fratellone.- replica Candace -Due persone che si baciano in pubblico non scandalizzano più nessuno ormai.-.

-Non sono scandalizzato è che… oh, lascia perdere. Piuttosto, dimmi: in che razza di guai ti eri cacciata in Florida?-

-Ne parliamo un’altra volta. Ora devo proprio scappare: ho un articolo urgente da consegnare al Bugle. Taxi!-

            Candace salta rapidamente su un taxi prima che Foggy possa dire nulla.-

-Quella ragazza riuscirà a farmi venire i capelli bianchi prematuramente.- commenta

-Lasciala state.- gli dico -Te ne parlerà quando sarà pronta.-

            Lui sbuffa e replica:

-E quando sarà? Magari mai. Non abbiamo mai avuto molta confidenza io lei. Siamo troppo diversi, ho paura. A me piace la vita tranquilla e lei ha un talento naturale per mettersi nel guai. Che posso fare?-

-Esserci quando ha bisogno di te.- ribatto.

-Immagino di sì.- commenta lui, sconsolato, poi si rivolge a Natasha:

-Tu che puoi dirmi?-

            La sento ridacchiare mentre risponde;

-Spiacente. Le ho promesso il segreto e noi spie sappiamo tenere i segreti.-

-E tu sei la migliore, non è così?-

-È quello che dicono.-

            Natasha fa un'altra risatina poi mi prende sottobraccio e mi guida verso una vicina auto come se fossi un cieco normale.

            Cieco lo sono, ma normale decisamente no.  Lo stesso incidente che mi ha privato della vista mi ha anche dotato di supersensi che compensano la mia menomazione e mi permettono di capire che stiamo per salire su una Rolls Royce Silver Ghost modificata. È un segreto che pochi conoscono e tra questi ci sono Natasha, Foggy e l’autista della Rolls: Ivan Petrovitch, che è anche una sorta di padre adottivo di Natasha.

-Vuoi un passaggio, Foggy?- chiede Natasha.

-Uhm… va bene.- risponde lui.

            Saliamo e dopo che ci siamo sistemati Ivan la saluta:

-Bentornata Zarina. Andiamo a casa?-

-Non subito, Ivan.- risponde lei -Prima porta Mr. Nelson dove desidera e poi porta me e Matt allo Stark Hospital. Ho voglia di stare un po’ con i miei figli.-

            Non potrei essere più d’accordo

 

 

2.

 

 

            Finn Cooley è un irriducibile del terrorismo nordirlandese che non ha accettato gli accordi del Venerdì Santo 1998 ed ha continuato la sua personale guerra braccato anche dai suoi stessi ex compagni.

Qualche tempo fa una bomba artigianale gli è esplosa in faccia mentre la stava preparando. È sopravvissuto ma il suo viso è stato devastato dalle ustioni. Approfittando del fatto di essere creduto morto, Cooley si è rifugiato negli Stati Uniti, nel vecchio quartiere irlandese di New York chiamato Hell’s Kitchen dove ha deciso di diventare il nuovo boss del quartiere.

La sua idea non è piaciuta agli altri boss di New York e men che meno a quello che rimane della vecchia mafia irlandese ritiratisi da tempo. La strategia di Cooley è stata quella che ha sempre seguito: un’escalation di violenza.

-Quei due vecchi bastardi di Slaughter e French se la sono cavata, è intollerabile.- dice al gruppetto dei suoi seguaci radunati intorno a lui.

-Avevamo previsto una possibile interferenza di Devil ma non di quella ninja, Elektra.- replica quietamente un uomo che indossa un impermeabile scuro, un cappello calato sulla fronte ed una sciarpa sulla metà inferiore del volto quasi a somiglianza del vecchio personaggio dei pulp chiamato The Shadow -Chi avrebbe mai immaginato che avrebbe protetto quei due relitti?-[2]

-Non voglio scuse, voglio la testa di French. Anzi, lo voglio vivo per scorticarlo come lui ha fatto con mio nipote Peter.-[3]

-Forse ho un’idea.- interviene una ragazza bionda che indossa un mini abito rosso.

-E quale sarebbe Tulip?- le chiede Cooley.

-Potremmo adottare un approccio più morbido. Dove ha fallito un commando può riuscire una persona sola.-

-Per una volta l’hai detta giusta.- commenta l’uomo in impermeabile -Posso arrivare vicino a French quanto basta per uccidendo prima che si accorga di me. È la mia specialità.-

-Veramente non pensavo a te, ma a me.- replica Tulip O’Hara.

-Tu? non farmi ridere.-

-Non sottovalutarmi. Celta. French non penserà mai che una dolce ragazza irlandese possa essere un pericolo. Con Sam North ha funzionato.-[4]

-Mi piace.- interviene Cooley -Avrai la tua occasione, mia piccola Tulip. So quanto sei in gamba, dopotutto ti ho insegnato io tutto quello che sai.-

            Ed ho imparato anche troppo bene, pensa la ragazza.

 

            Io e Natasha siamo in piedi davanti alla vetrata che ci separa dai nostri gemelli. Sento il suo cuore che balza. Può riuscire a nascondere le sue emozioni agli altri ma per me è sempre un libro aperto.

-Sembrano così fragili.- dice quasi sussurrando.

-Sono forti invece.- replico -Presto li porteremo a casa.-

-Forse sono stata egoista a volerli. Che madre potrò essere? Che vita potrò dare loro? Io so solo uccidere e mentire. Porto solo morte a chi mi incontra.-

-Non è vero e lo sai … lo sappiamo entrambi.. Non c’è nessuna maledizione della Vedova Nera o io non sarei qui e nemmeno Ivan.-

-Murdock ha ragione, Zarina -interviene Ivan Petrovitch.

-Immagino che dovrei darti retta, vecchio cosacco.- replica lei poi mi dice -Tu sarai un ottimo padre, Matt.- poi mi bacia.,

Ivan sbuffa.

-Bah, quante stupide smancerie.- commenta.

            Natasha ride e poi dice:

-Andiamo a casa.-

Per qualche istante indugia a guardare ancora le incubatrici dei gemelli, poi sospira, mi prende per mano e ci avviamo all’uscita.

 

            Sono alla mia scrivania quando vedo entrare un fantasma o meglio: quella che spero non sia un fantasma.

-Candace!- esclamo andandole incontro.

-Ciao Ben.- mi saluta Candace Nelson con voce che vorrebbe essere allegra ma che non mi inganna, poi mi abbraccia e mi bacia sulle guance.

-Mi sei mancato, Ben.- mi dice.

-Non dirlo a mia moglie.- scherzo e poi,, più seriamente, aggiungo -Ero davvero preoccupato per te, specie dopo il tuo messaggio.-

-È tutto passato ormai. Hai sempre il file che ti ho inviato?-

-Sì ed ho resistito alla tentazione di aprirlo, proprio come mi avevi chiesto, ma adesso lascia che ti chieda cosa contiene.-

-Il materiale per un articolo esplosivo ma non chiedermi mai come l’ho ottenuto, mai.-

            E dalla sua espressione capisco che la risposta non mi piacerebbe.

 

 

3.

 

 

            La donna siede a capotavola in un’ampia sala riunioni di uno degli ultimi piani del Fisk Building a Midtown, Manhattan. È molto bella, fisico da modella, cosa che effettivamente è stata in passato, lunghi capelli biondi che le ricadono sulla schiena, occhiali scuri che coprono gli occhi. Le labbra sono atteggiate in un’espressione al tempo stesso imbronciata e severa.

            Non vede gli uomini e le donne seduti davanti a lei ed ai suoi lati, è cieca da anni ormai, ma ne percepisce gli odori. Alcuni uomini usano profumi e dopobarba costosi e di pregio. Una delle donne non usa quasi profumo, l’altra ne usa anche troppo.

            Cheryl Mondat è consapevole di avere gli sguardi di tutti puntati su di lei e cerca di mostrarsi impassibile.

-Bene, signori e signore, abbiamo qualche problema di cui discutere.- esordisce.

-Il primo problema è: che diritto ha lei di essere qui e presiedere questa riunione.-

            Maschio, sui cinquanta, alla sua destra, il terzo da destra rispetto a lei, per essere precisi. Deve essere…

-Mr. Dini, ha delle contestazioni da fare?-

-Può scommetterci che ne ho.- ribatte l’uomo -La Commissione riconosce l’autorità di Richard Fisk come suo presidente non la sua. Jimmy-6 almeno viene dalle famiglie, lei è solo l’amante di Fisk.-

-Preferisco il termine compagna. Capisco la sua posizione, Mr. Dini: io sono una donna e per giunta cieca, perché dovrebbe ascoltarmi? Proverò a spiegarmi. Bue!-

            Un uomo grande e grosso che indossa una maglia gialla ed un gilet nero si fa avanti.

-Sì, signora?-

-Spezza il braccio destro di Mr. Dini.-

            Prima che l’uomo possa abbozzare una reazione il Bue gli afferra il braccio e lo torce pochi istanti dopo si ode uno schiocco seguito da un urlo.

-Avrei potuto chiedere al Bue di ucciderla e lui l’avrebbe fatto senza esitare, se lo ricordi.-         L’uomo che risponde al nome di Waldo Dini non risponde, il viso contorto dal dolore. Cheryl prosegue:

-Qualcun altro ha obiezioni a che io rappresenti Richard Fisk in questa riunione?-

            Il silenzio è la sola risposta.

-Molto bene. Fancy Dan, Montana accompagnate, Mr. Dini al più vicino ospedale per favore ed accertatevi che riceva le cure migliori, mi raccomando.-

-Ai suoi ordini, Signora.- dice un uomo alto con un cravattino di cuoio ed un cappello Stetson in testa, al suo fianco un uomo di piccola taglia coi baffetti con cappello di Panama.

Il gangster viene accompagnato fuori e la giovane donna prosegue:

-Credo che ora possiamo passare al primo punto di discussione di oggi: Finn Cooley.-

            Un uomo anziano elegantemente vestito si alza in piedi reggendosi ad un bastone.

-La ringrazio di aver accolto la mia richiesta di presenziare a questa riunione, Mrs. Mondat. Per chi non lo sapesse, mi chiamo Eric Slaughter e rappresento, si può dire, gli interessi di Hell’s Kitchen. Sono qui per parlarvi di Finn Cooley.-

 -E perché dovremmo ascoltarti?- chiede una donna afroamericana decisamente molto grassa Questo è un problema di voi irlandesi, risolvetelo tra voi.-

-Cooley è un pazzo e tutto il sangue che fa scorrere non giova agli affari... di nessuno, credo che lei ne sia consapevole, non è vero, Miss Dillard. Per questo chiedo che sia eliminato.-

             Cheryl sospira poi si rivolge agli altri:

-Qual è la vostra opinione?-

 

                Con la vita che facciamo, io e Natasha siamo abituati a non farci prendere di sorpresa. Prima ancora che le porte dell’ascensore si aprano sul salotto dell’attico di Natasha, io so già che ci aspetta un’ospite non invitata.

-Abbiamo visite.- sussuro.

-Devo preoccuparmi?- chiede Tasha.

-Non credo che lei abbia intenzioni ostili anche se non siano più esattamente amici.-

-Lei? Credo di aver capito.-

            Le porte dell’ascensore si aprono e Natasha ed Ivan possono vedere la visitatrice che i miei sensi mi hanno già fatto identificare. Dall’altezza da cui arriva il suo battito cardiaco capisco che è seduta in una delle poltrone del salotto. Anche se non posso vederla, so che indossa una calzamaglia rossa senza maniche e sgambata con una bandana dello stesso colore che le ferma i lunghi capelli corvini.

-Elektra!- esclama Natasha -Vorrei dire che un piacere rivederti ma non sono proprio sicura che sia così. Di solito ci incontriamo solo quando ci sono guai.-

-Temo che anche stavolta sia così.- replica la più pericolosa killer a pagamento del mondo.

-C’entrano Finn Cooley e la sua faida con Napper French e Slaughter, giusto?- intervengo -Sono rimasto sorpreso di trovarti nell’insolita veste di guardia del corpo di quel vecchio gangster.[5] Dopotutto al vostro primo incontro ha cercato di ucciderti.-[6]

-Ho… un debito con lui e proteggerlo è il mio modo di ripagarlo.-

            Vorrei chiederle di più ma so che non mi risponderebbe e quindi lascio perdere. In più, ho la sensazione che la risposta non mi piacerebbe.

-Anche se ti sei autoinvitata, non per questo devo dimenticare i doveri dell’ospitalità.- interviene Natasha -Ivan, ti dispiace andare a controllare se abbiamo ancora quella bottiglia di Ouzo[7] che ho riportato da Creta?-

            Ivan si avvia brontolando verso la cucina mentre Elektra dice:

-Non è necessario. Non mi tratterrò molto. Quello che volevo dirvi è che sono sicura che Finn Cooley ci riproverà e stavolta non aspetterò che colpisca per primo.-

-Intendi ucciderlo? Non ti aiuterò in questo.- ribatto.

-Ammiro la tua etica, Matt, e vorrei davvero condividerla ma temo che ormai sia troppo tardi.-

            Prima che io possa dire qualcosa Ivan torna dalla cucina con un vassoio.

-Spero che Miss Natchios apprezzi.-

            Elektra risponde qualcosa in russo poi beve con lentezza.

-Per uccidere Finn Cooley dovresti sapere dove trovarlo.- dice Natasha -Ed a quanto ne so, nessuno lo sa.-

-Io posso saperlo.- replica Elektra.

-E come hai fatto?-

-Ho un informatore.-

-Capisco.- commento -E vuoi condividere con noi l’informazione?-

-Non potevo non coinvolgerti, Matt anche se che non approvi… il mio stile di vita.-

-Intendi l’assassinio su commissione? Hai ragione.-

-Io sono quello che sono, Matt. Come ho detto, non posso cambiare e forse non voglio. Intendo chiudere i conti con Finn Cooley che tu mi aiuti o meno. Avrete presto notizie.-

            Non dice altro si lancia verso la terrazza e balza oltre il parapetto.

-Non mi ha dato l’opportunità di chiederle se voleva rimanere a cena.- commenta, in tono ironico, Natasha.

 

            Entro nel locale e vengo accompagnata ad un tavolo isolato dove siede una donna dai corti capelli platinati vestita di bianco.

-Benvenuta, Candace. Siediti, prego. Sei mia ospite stasera.-

-Potevo rifiutare il suo gentile invito, Miss Ruggs?- replico.

-Eri libera di farlo, mia cara, e puoi chiamarmi Bumper, ormai siamo amiche.-

-Io direi piuttosto: complici.-

-La complicità non è sempre una cosa negativa. L’hai portata?-

Apro la borsetta e ne estraggo una chiavetta USB e gliela passo dicendo:

-Con questo siamo pari. C’è tutto quello che volevi.-

-Ne hai conservato una copia per te?-

-Questo era l’accordo. Una parte della storia apparirà domani sul Bugle. Che farai delle altre informazioni? Vuoi usarle per ricattare i boss?-

-Chiamala un’assicurazione. Se mai mi accadesse qualcosa, potrai usare liberamente il resto del dossier che hai raccolto. Sapevo che eri la persona giusta. Sei stata davvero brava.-

                Storco le labbra e scuoto la testa.

-Se penso a quello che ho fatto per guadagnarmi quelle informazioni, mi sento… sporca -

-Quando hai accettato di farmi da infiltrata sapevi cosa avresti dovuto fare. Non ti ho puntato una pistola alla testa per costringerti.-

-Lo ammetto ma tu devi ammettere che mi hai messo in una situazione ad alto rischio per la mia vita.-

-Mi spiace. Non avrei mai voluto che ti facessero del male, per questo ho detto alla Vedova Nera dove trovarti. Sono contenta che sei sana e salva.-

                Strano a dirsi ma le credo. Bumper Ruggs è una donna complicata e dietro la sua facciata di Regina del Vizio nasconde qualcosa che alla vostra Candace Nelson piacerebbe davvero scoprire.

 

 

4,

 

 

Il mio nome è Sean Patrick Gawaine, un tempo ero un pugile poi ho sentito la chiamata del Signore ed ora sono un sacerdote cattolico.

La messa serale nella mia parrocchia di Hell’s Kitchen è terminata da poco quando vedo qualcuno entrare nel confessionale. Un orario insolito ma chi sono per respingere un’anima in pena?

Prendo posto nel confessionale e poco dopo, attraverso la grata, mi arriva una voce femminile dal chiaro accento irlandese:

-Mi benedica, Padre, perché ho peccato.-

-E quali sono i tuoi peccati, figliola?- le chiedo temendo la risposta.

-Sono un’assassina e stanotte ucciderò di nuovo.-

 

                Paddy O’Hanlon esce dal rifugio di Finn Cooley e sale sulla sua auto immerso in cupi pensiero. Finn si fida troppo di quella puttanella di Tulip O’Hara, ma lui preferisce fare a modo suo e nel caso qualcosa vada storto ha un piano d’emergenza.

            Alle sue spalle una moto si stacca da un vicino marciapiede e comincia a seguirlo.

 

Il guaio dell’avere un superudito è che senti arrivare una telefonata prima che chiunque altro possa sentire lo squillo.

            Sento Natasha allungare la mano verso il comodino, afferrare il telefono e rispondere.

<<Mi dispiace disturbarla a quest’ora, Miss Romanoff…>> dice una voce maschile che riconosco immediatamente con una certa sorpresa <<… ma ho delle notizie che interesseranno lei ed il suo amico Devil.>>

-La ascolto, Mr. Slaughter.- replica lei in tono professionale.

            Quello che il vecchio gangster ha da dire è effettivamente molto interessante. Prima ancora che finisca di parlare io mi sto già infilando il costume.

            Terminata la telefonata Natasha salta giù dal letto, apre l’armadio e ne estrae qualcosa. Non ho bisogno di vederci per sapere che è il suo costume della Vedova Nera

-Non pensarlo nemmeno.- mi dice.

-Non ho ancora detto niente.- replico.

-Beh, voglio chiarirlo lo stesso: non ho bisogno di riposo e sono perfettamente in grado di affrontare qualunque avversario. Se fossi stato con me in Florida non ne dubiteresti.-

-Mi hai convinto.- replico ridacchiando ed infilandomi la maschera di Devil -Andiamo.-

            Ci tuffiamo dalla sua terrazza sostenuti dai rispettivi cavi. Il vento batte sui nostri volti e mi porta gli odori della notte.

-Come mai Eric Slaughter ha il tuo numero?- chiedo a Natasha.

-Abbiamo… collaborato qualche tempo fa.- mi risponde.

            So che non mi dirà di più e non chiedo altro. Mi concentro sul nostro obiettivo: l’abitazione di Eric Slaughter a Hell’s Kitchen dove arriviamo in breve tempo.

            Ancora il vento mi porta gli odori della sera ed uno totalmente inaspettato, un profumo femminile che identifica una donna che conosco. Lei è già qui.

 

 

5.

 

 

            La ragazza dai capelli biondi e l’abito rosso prende il bicchiere di liquido ambrato dalla mano dell’uomo anziano che dice:

-Autentico whiskey irlandese, lo faccio venire direttamente da una distilleria di Dublino.-

            La ragazza beve tutto d’un fiato poi posa il bicchiere su un tavolo del soggiorno dove si trovano.

-Decisamente ottimo.- dice con un accento che un conoscitore identificherebbe come di Belfast -Lei si tratta bene Mr. French.-

-E lei è proprio una vera figlia della Verde Irlanda, Miss O’Hara.- afferma Napper French - Ho preso informazioni su di lei: a quanto pare, è stata un allieva di Finn Cooley.-

-Ero una ragazzina ingenua ed idealista allora.- replica Tulip O’Hara -Credevo nella causa ma poi ho capito che la sola cosa che Finn amava era uccidere. La causa irlandese era solo un pretesto.-

-Così se n’è andata ma ormai lui le aveva insegnato ad uccidere.-

-La sola cosa che sapessi fare bene.  Certe cose ti entrano fin nelle ossa e non puoi scacciarle.-

-E quindi ha deciso di vendere questo suo talento invece che quello più evidente. Capisco. -

            Napper French si versa un altro bicchiere di whiskey poi continua:

-E quindi ora lei è qui per…-

            Nella mani della giovane ora c’è una pistola e lei sorride mentre risponde:

-Per ucciderla.-

            Immediatamente dopo spara.

 

            Io e la Vedova Nera posiamo i piedi sul tetto della palazzina dove abita Slaughter ed io dico:

-Puoi uscire allo scoperto Elektra, lo so che ci sei.-

-Anche io, se è per questo.- puntualizza Natasha.

-Non era a voi che mi stavo nascondendo…- replica Elektra da qualche parte alla mia sinistra -… ma a loro.-

            Non ho bisogno della vista per sapere che un’auto si sta avvicinando a tutta velocità. La sento rallentare in vista della casa, percepisco l’abbassarsi di un finestrino e qualcosa che viene gettato contro la porta.

            Un secondo dopo la notte è scossa da un’esplosione.

 

            Il posto ha il tipico aspetto dell’ufficio governativo con tanto di ritratto del Presidente degli Stati Uniti appeso ad una parete.

-Non mi piace.- dice un uomo sui trenta o forse trentacinque anni che indossa un completo marrone fatto su misura, cravatta coi colori di Harvard, occhiali di marca poggiati sul naso -E se qualcosa andasse storto?-

-A questo punto è un rischio che dobbiamo correre, Roger.- replica un afroamericano corpulento sui cinquant’anni -Grazie alla nostra infiltrata abbiamo potuto sventare i piani di Finn Cooley e l’avremmo anche catturato se non cambiasse continuamente rifugio.-

-Chiaramente è paranoico.- commenta un uomo vestito di scuro -Ma sono d’accordo con Mr. Priest: perdere quest’occasione sarebbe stato da stupidi.-

-La ringrazio del sostegno, Agente Corrigan.- replica James Priest, Vice Procuratore Distrettuale della Contea di New York.

-Potete anche aver ragione- ribatte Roger Vane della Procura degli Stati Uniti per il Distretto Sud dello Stato di New York. -Tuttavia…-

            Prima che possa continuare è interrotto da un uomo anziano dalla barba e capelli bianchi:

-Scusate.- dice -La nostra infiltrata mi ha appena contattato: tutto andando come previsto. Possiamo procedere alla seconda fase: il cerchio intorno a Finn Cooley si sta ormai stringendo.-

            E Stephen J. North, Sam per gli amici, sorride soddisfatto.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Poche chiacchiere e passiamo subito alle note:

1)     Waldo Dini è stato creato da Brian Michael Bendis & Alex Maleev su Daredevil Vol 2° #29 datato marzo 2002.

2)     James Priest è stato creato da Mark Waid & Chris Samnee su Daredevil Vol 3° #31 datato novembre 2013.

3)     Nota di continuity: questa storia si svolge dopo Marvel IT Team Up #40 e Lethal Honey #22 dove abbiamo visto o rispettivamente Devil agire con Ka-Zar e la Vedova Nera con Poison.

Nel prossimo episodio: finalmente la resa dei conti con Finn Cooley e molto altro.

 

 

Carlo



[1] Irish Republican Army.

[2] Come visto nello scorso episodio.

[3] Due episodi fa.

[4] Tre episodi fa.

[5] Nell’ultimo episodio ovviamente.

[6] Nel mitico Daredevil Vol. 1° #168 recentemente ristampato in Daredevil Essential #2.

[7] Vino liquoroso secco ad alta gradazione alcolica (40-50 gradi) prodotto a partire da una base costituita da mosto d'uva, sia fresca che passita e anice.